I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

E’ un tabacco derivato, per ibridazione e selezione, dal tipo flue-cured nordamericano. E’ un tabacco scuro appartenente alla classe dei fire-cured, i tabacchi curati a fuoco diretto, da legni speciali il cui fumo penetra lentamente nelle cellule delle foglie del tabacco, conferendo uno specifico aroma al tabacco curato le cui foglie assumono un colore dal marrone al marrone scuro, fino al nero.

Nome americano con cuore italiano, il tabacco Kentucky è la sola varietà di tabacco che dà vita al sigaro Toscano. La sua coltivazione è a tutti gli effetti una coltura di nicchia, circa l’1% della produzione mondiale di tabacco: in Italia rappresenta un’eccellenza del settore agricolo.

La varietà Kentucky, inizialmente utilizzata come prodotto da mastico e successivamente nelle sigarette “forti”, viene coltivata negli Stati Uniti (Kentucky, Virginia, Tennessee) e nel Messico, in molti Stati dell’Africa (Malawi, Tanzania, Kenya, Zaire, Sierra Leone, Mali), in Europa (Polonia, Italia). I tabacchi fire-cured costituiscono circa l’1% dei tabacchi prodotti nel mondo. In Italia il tabacco Kentucky è una delle varietà americane di più antica introduzione. Venne dapprima importato agli inizi del 1800 dagli Stati Uniti, per il confezionamento del sigaro Toscano, successivamente fu iniziata la sua coltivazione a titolo sperimentale a partire dal 1850. Le ibridazioni con alcune varietà locali e gli

Vede coinvolti circa 300 coltivatori che fanno della penisola il primo paese europeo produttore di tabacco per sigari. Spesso piccole aziende familiari con meno di un ettaro; in totale si tratta di quasi 1400 ettari per 2.500 tonnellate lavorate ogni anno dall’attività pre-manifatturiera.

Sono agricoltori concentrati in poche province: Arezzo e Siena in Toscana, Benevento e Avellino in Campania, Frosinone nel Lazio, Perugia in Umbria, Verona nel Veneto. Una forte concentrazione che nel tempo ha significato per queste zone un impatto economico ed occupazionale di estrema importanza, anche in virtù del valore sull’indotto collegato alla fase agricola: mezzi tecnici, macchinari per la raccolta, beni intermedi e servizi (tecnici, finanziari, ecc.).

Il Kentucky è una coltura molto difficile, specialmente per tre motivi: gli alti costi collegati a tutte le fasi del processo produttivo; l’ingente richiesta di manodopera qualificata, la forte specializzazione del tabacchicoltore nella fase di cura.

Ma quello che più contraddistingue la coltivazione e la lavorazione di questo tabacco è la sua non replicabilità. Parliamo di un patrimonio di conoscenza impossibile da replicare in altri contesti diversi da quello dove tale capitale si è formato nel corso di almeno due secoli. Una non replicabilità che rende indissolubile il legame del prodotto finito, il sigaro Toscano, con il sistema locale di coltivazione del Kentucky italiano.

Rispetto ad altre tipologie di tabacchi, la cui coltura prevede molti fasi meccanizzate, la coltivazione del tabacco Kentucky ha un peso altissimo di mano d’opera: per un ettaro di coltivazione occorrono circa 700 ore lavorative; il costo del lavoro, come mano d’opera, supera la metà del prodotto finito, come carico di lavoro per ettaro, è il più alto tra tutti i tipi di coltivazioni agricole.

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