I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Il Toscanello, nato nel 1948, è considerato il “sigaro
dell’amicizia” perché tra i più fumati in compagnia. A Firenze, per seguire Pitti Uomo 89, si è rafforzata in me
l’idea che il Toscanello può essere definito a tutti gli effetti (e più
modernamente) un “sigaro street style”. Nei tre giorni di manifestazione, è bastato
guardarsi attorno per cogliere ad ogni angolo della strada un fashion lover a
passeggio con un Toscanello, inossidabile nella sua capacità di sposarsi con le
tendenze moda più in voga del momento e di unire le generazioni.

Non a caso, questa edizione di Pitti Uomo è stata dominata
dalla “simultaneità di tante generazioni diverse, nel modo di vestirsi e negli
stili di vita”, spiega Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine. “Viviamo in
un mondo in cui l’età è sempre più uno stato mentale che anagrafico, con uomini
maturi in jeans e t-shirt e giovani dalle barbe vittoriane appassionati di
vintage”. E, in quest’ottica, il Toscanello può senz’altro considerarsi un
valido complemento di stile.

Per chi tra voi si considera un fashion lover, ho selezionato
un paio di progetti (con relativi link) da tenere sott’occhio, anche come
semplice fonte d’ispirazione (immagino, infatti, che essi non siano alla
portata di tutte le tasche).

Il primo unisce visione internazionale e italianità. E’ la
nuova collezione The Sartorialist for Roy Roger’s, nata da una collaborazione
tra il rinomato fotografo di street style Scott Schuman e il marchio italiano
di abbigliamento specializzato in denim. Una reinterpretazione degli anni
Settanta, attraverso una rivisitazione dei volumi e dei dettagli di jeans, giacche,
bomber e maglieria. Unica eccezione per il parka, capo simbolo del guardaroba
di quegli anni.

Il secondo, ad alto tasso artigianale, è il
Cappellificio Biellese, fondato a Biella nel 1935. Dopo molti anni di chiusura,
dovuta alla depressione economica del dopo guerra e alla presenza sempre più
limitata del cappello nel guardaroba, la produzione è tornata a vivere di
recente grazie alla passione di Alberto Benigni che ha condotto un meticoloso
lavoro di ricerca, scavando nella memoria cittadina e negli archivi degli
uffici municipali. La conoscenza dei vecchi tessuti tweed, flanella e solaro
unita alla passione per i cappelli inglesi (es. Newsboy e Irish Cap), sono
stati il mix che ha ispirato la nuova produzione, realizzata secondo i canoni
d’eccellenza della tradizionale manifattura italiana, in una perfetta fusione “Britain”.

Foto di

di Stefano Coletti tratta da Vogue.it

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