Erano passati molti anni da quando i marinai di Cristoforo Colombo avevano visto quegli strani individui fumare ancora più strani rotoli di foglie.
Il sigaro nel frattempo aveva avvolto con le sue odorose spire buona parte dell’Europa e dal mito Fa West, più esattamente dagli Stati del Sud, giungevano balle gonfie di tabacco e altro se ne produceva nei campi del Vecchio Continente.
Ma se è avvolta nella leggenda quell’esplorazione nelle isole tropicali a cui si deve la scoperta del tabacco, anche per la nascita del Toscano esiste un mito originario.
Correva l’anno 1815, l’estate del 1815, per la precisione. A Firenze, nel cortile di una Manifattura Tabacchi, forse quella dell’ex convento di Santa Caterina, era stata ammassata una gran quantità di tabacco. Tabacco Kentucky, garantisce la leggenda, di cui ovviamente non si conosce la veridicità. Qualcuno, incauto eppure inconsapevole eroe, lasciò quel ben di dio lì all’aperto: non avrebbe mai pensato che in piena estate con quel solleone che i fiorentini conoscono molto bene, si sarebbe messo a piovere. E invece venne il diluvio universale, improvviso e violento come soli i temporali estivi sanno essere. Quella montagna di foglie lasciata lì dall’imprevidente fu inzuppata ben bene fino all’ultimo strato.
Qualcuno si mise le mani nei capelli e imprecando con linguaggio colorito dei fiorentini disse sconsolato che si era persa una fortuna e che bisognava gettare via tutto. Qualcun altro, più pacato, propose di lasciar fare alla natura il suo corso: se la pioggia aveva infradiciato quel tesoro, il sole l’avrebbe asciugato d una volta seccate le foglie avrebbero assolto nuovamente il loro dovere. Provare non costava nulla e, quali che siano state le ragioni, così fu fatto. Non tutto andò come previsto, c’è sempre qualcuno a metterci lo zampino e non è detto si tratti del diavolo: anzichè asciugarsi, il tabacco prese a fermentare e solo chi ha assistito a questo fenomeno può immaginarsi cosa sentirono i presenti con le loro povere narici. alle torride temperature dell’agosto fiorentino, fra quei vegetali s’innescò un procedimento chimico in cui veniva rilasciata ammoniaca e quell’odore, per così dire, di “andato a male” impregnò il tabacco tanto che tutti pensarono non ci fosse più niente da fare.
Ma il direttore dello stabilimento non se la senti di rischiare: come avrebbe potuto spiegare l’incidente e quali ne sarebbero state le conseguenze? Insistette prima di decidersi a buttar via il tabacco e anzi fece fermentare ulteriormente la partita di Kentucky, lasciando che ribollissero ancora le sue scure foglie e poi anzichè farle asciugare sotto i raggi del sole – facendole sbriciolare e mandarle in pezzi – ordinò che si procedesse con lentezza, a gradi, senza fretta, preoccupandosi semmai di dividere le foglie grandi dalle piccole e le migliori dalle peggiore, di modo che le prime potessero essere riutilizzate per l’involucro e le seconde per la polpa.
Come andò a finire? Te lo dico nella prossima puntata: ora lasciamo fermentare la nostra immaginazione nella speranza di sentire profumi di buone parole e buone storie,
mi farebbe piacere parlarne insieme su Facebook, “Il Toscanofilo”, grazie!
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