Piatto forte della cucina pasquale
è l’agnello o il capretto arrosto. Una tradizione che ha origini antichissime,
nata per ricordare la liberazione degli ebrei dall’Egitto; mentre i primi
cristiani, che continuarono a celebrare la Pasqua con rito ebraico, le diedero
il significato di commemorazione della Resurrezione di Cristo.
Ogni regione italiana ha il suo
particolare modo di cucinare questo piatto, sebbene – detto tra noi – io
preferisca l’agnello di Favara, quello siciliano, tutto fatto di pasta reale a
base di mandorle, una gioia anche per gli occhi, di grandi e piccini!
Nonostante che l’agnello e il
capretto arrosto rimangano in cima alle preferenze degli italiani, quest’anno
la mia Pasqua sarà “Veggie” con qualche piccola eccezione alla severità e al
rigore vegeni.
Un menù a chilometro zero che
reinventa la tradizione senza discostarsi troppo da essa, composto da torta al
formaggio fatta in casa dalla zia, frittata di uova fresche regalatemi dal
contadino di fiducia e asparagi raccolti durante l’ultima passeggiata in
campagna, accompagnate da insalata di carciofi di agricoltura biologica. Comunque,
per chi proprio non riesce a rinunciare alla tradizione, per credo o per gola,
c’è “L’agnello di Dio”, succulenta ricetta del buon Fabio Picchi.
Per concludere, un mix di dolcetti:
colomba, uova di cioccolata e pastiera napoletana in arrivo da Napoli, bagnati
da una buona vernaccia.
E poi lui, il sigaro Toscano,
probabilmente un Extravecchio, presidio Slow Food, o qualcosa di più leggero e primaverile
come un Soldati. Ma qui ci si può davvero sbizzarrire!
Buona Pasqua Amiche e Amici
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