I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Amiche e amici Toscanofili,
ricordate quando vi avevo annunciato che Manifatture Sigaro Toscano mi avrebbe
permesso di proseguire le conversazioni avviate (leggi qui) con il suo Direttore commerciale Piefrancesco
Saccottelli?

Ebbene, promessa mantenuta!

I temi che vorrei approfondire
con Manifatture Sigaro Toscano sono molti. Questa volta il tema che ho scelto
di affrontare è il tabacco con il quale vengono realizzati i nostri amati
sigari Toscano. Le domande sono state rivolte a Giorgio Stramacci, Responsabile
acquisti tabacchi di Manifatture e grandissimo esperto di tabacco, che vorrei
ringraziare pubblicamente per la disponibilità.

Data la mole di informazioni
raccolte durante la lunga e bella intervista, ho deciso di dividerla in due
appuntamenti. Ora vi lascio al racconto di
Giorgio Stramacci, che ripercorre la storia dell’arrivo del tabacco Kentucky in Italia
e del suo fortunato radicarsi nei territori regionali, dove ha trovato
condizioni ambientali tali da restituirci, unite alla cura dell’uomo, la pregiata
materia prima di cui è fatto il sigaro Toscano.

Mandatemi le vostre domande e
segnalatemi le vostre curiosità perché continuerò a chiedere a Manifatture
Sigaro Toscano di farci “entrare” nel mitico mondo del sigaro Toscano.

Prossima puntata di giovedì 31
marzo 2016.

Non mancate e buona lettura!

Dal 2015 MST è impegnata nel celebrare i 200 anni del sigaro Toscano.
Possiamo ripercorrere insieme le tappe fondamentali dell’introduzione e
affermazione e della pianta del tabacco Kentucky in Italia?

«Come noto la produzione del
sigaro Toscano è iniziata utilizzando esclusivamente tabacco Kentucky
proveniente dagli Stati Uniti. Del resto, fino all’Unità d’Italia non risulta
vi fosse coltivazione di alcuna varietà di tabacco da utilizzare per la
fabbricazione di prodotti da fumo in Toscana, a parte probabili piccole
produzioni agricole destinate al contrabbando.

Alla fine del XIX secolo la coltivazione di
Kentucky inizia a diffondersi, in un primo periodo nelle aree limitrofe a
territori ove la coltivazione era stata praticata nei secoli precedenti: la
cosiddetta Repubblica di Cospaia, piccolo territorio compreso tra i comuni di
Sansepolcro e San Giustino. Ancora oggi la gran parte del tabacco Kentucky è
coltivato in questo territorio tra le province di Arezzo e Perugia.

A cavallo tra XIX e XX secolo
sorgono le Agenzie per la Coltivazione dei Tabacchi di San Sepolcro e Foiano
della Chiana, organizzazioni che avevano il compito di promuovere e controllare
la produzione del tabacco nelle loro aree di pertinenza, ma anche di provvedere
alle operazioni successive alla raccolta e cura del tabacco Kentucky, essenzialmente
selezione delle foglie, loro attribuzione ai numerosi gradi qualitativi ed infine
essiccamento del tabacco per garantire la corretta conservazione nel tempo, in
attesa delle operazioni di produzione del sigaro Toscano.

Essenzialmente, la filiera
agroindustriale odierna nasce 120 anni fa. La produzione di tabacco è sempre
stata controllata in vario modo dalle autorità. Fino al 1870 il controllo era
di carattere fiscale dato che la coltivazione era soggetta a specifica
autorizzazione sia prima che dopo l’unificazione del Paese e più recentemente
dall’Amministrazione dei Monopoli, che ne determinava anche la valorizzazione.

Successivamente, e fino al 2013,
il controllo sulla produzione (non sulla qualità) è stato effettuato data
l’erogazione di sussidi comunitari. Per alcuni tabacchi i sussidi hanno
determinato, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, un forte incremento
della produzione a scapito della qualità che ha riguardato solo marginalmente
il tabacco Kentucky, date le necessità legate alla produzione del sigaro ed al
prezzo pagato in funzione della qualità.

Ancora oggi, a livello europeo,
il prezzo pagato da MST per il tabacco Kentucky è il più alto in assoluto al fine
di ottenere una materia prima di altissima qualità e sostenere la filiera
italiana.

Durante questo lungo percorso, lo
sviluppo tecnologico ha modificato le condizioni di lavoro agricolo e
industriale, riducendo ed alleviando il lavoro umano, ma i tempi ed i processi
sono sostanzialmente immutati».

Il diverso terreno in cui viene coltivato il tabacco in Toscana,
Umbria, Lazio, Campania e Veneto conferisce alla materia prima qualità
organolettiche diverse?

«Le caratteristiche
organolettiche dipendono da una pluralità di fattori che interagiscono tra
loro, quali:

  • l’ambiente di coltivazione: clima e terreno;
  • la varietà coltivata: nel nostro caso, “Ibrido
    Foiano” particolarmente adatto per la produzione della fascia ed “Ibrido
    171×104” con migliori caratteristiche per il filler;
  • la tecnica colturale: fertilizzazione, cimatura,
    ecc.;
  • la conduzione della cura.

I terreni destinati alla coltivazione
del Kentucky sono in grande prevalenza pianeggianti, di fondo valle e di
origine alluvionale, cioè originatisi dalla deposizione di detriti da parte di
corsi di acqua. Questi terreni sono dotati di elevata fertilità e quindi adatti
per una pluralità di coltivazioni. Differenze comunque ce ne sono:

  • la ricchezza di sostanza
    organica, la dotazione di argilla di buona qualità ed il colore vivace sono
    aspetti fondamentali per ottenere un Kentucky ricco di gusto e ben dotato di
    nicotina e quindi di forza. I terreni della Valtiberina possiedono queste
    caratteristiche più che in altre zone;
  • la dotazione di potassio è
    fondamentale per la corretta maturazione e combustibilità. Un tabacco che
    brucia bene esprime al massimo livello le sue caratteristiche. Per esempio, in
    Campania i terreni sono meno “ricchi” rispetto alla Toscana, ma particolarmente
    dotati in potassio. Si ottengono quindi tabacchi dal gusto meno intenso ma con
    caratteristiche organolettiche particolarmente equilibrate proprio grazie alla
    ottima combustibilità».

Quali sono le maggiori differenze tra tabacco Kentucky coltivato in
Italia e quello coltivato in Nord America ?

«Indubbiamente, la carica
aromatica. In America i fattori ambientali e colturali prima elencati
determinano nel loro insieme le migliori condizioni per l’ottenimento di
tabacco full flavor.

Inoltre, le condizioni e la
durata della cura determinano un intenso affumicamento del tabacco,
caratteristica peculiare dei tabacchi dark
fired cured
cui è ascritto il Kentucky.

Per quanto riguarda l’attitudine
a produrre fascia invece l’Italia, ed in particolare la Toscana, ha un
vantaggio notevole sugli USA. La filosofia di produzione in America mal si
adatta alla delicatezza delle operazioni connesse alla produzione di foglie
integre».

Esistono altre aree nel mondo in cui si coltiva la varietà
di tabacco Kentucky e quali sono le caratteristiche del tabacco?

«In Africa ed in particolare
Uganda, Kenia, Malawi e Mozambico vi sono produzioni di buon livello
qualitativo. La carica aromatica e la forza sono leggermente più contenute
rispetto alla produzione italiana e la combustibilità è di buon livello.

In Canada la produzione è
caratterizzata da una notevole forza, non accompagnata da altrettanto aroma.

In Indonesia, ed in particolare
sull’isola di Java, si produce un dark fire
particolarmente leggero e dal gusto dolce, utilizzabile soprattutto per tabacco
da rollare e per sigari leggeri.

Infine, in India, dove la produzione è cresciuta
sensibilmente, il tabacco dark fire è
di qualità modesta e caratterizzato da un retrogusto pronunciato. Il suo
successo è legato soprattutto a motivi economici».

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