I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Ci siamo “fumati” un bellissimo anno insieme, tra tante storie, i nostri cari amici, qualche nuovo amico arrivato e qualche caro amico partito per il viaggio più lungo che c’è. Poteva essere il 1989 oppure il 1979 o il 2009. E’ stato il 2019: non conta il numero. Contano le persone, i Toscanofili, gli amici del sigaro Toscano e comunque gli amici del buon gusto, per tutti e cinque i sensi.

Ma… come ogni Natale, c’è sempre una storia. Questa è quella di Pietro, uno dei più attivi Toscanofili, anche se è anche uno dei più introversi, così silenzioso da sfiorare pericolosamente il limite della scontrosità. Eppure Pietro lo amiamo tutti. E’ quello sempre pronto a farsi in quattro per aiutare chiunque. Davvero chiunque. Pietro non ha nessuno: né famigliari, né figli o nipoti, né parenti. Sta per conto suo qui dietro la Chiesa Maggiore, nella sua mansarda che s’è ristrutturato da solo. Nel Natale di quell’anno che non ricordo più la data, Pietro da solo, zitto e muto come solo lui sa fare in modo tanto magistrale quanto apparentemente antipatico, organizzò una cena per chi a Natale non sapeva dove andare. Niente di speciale, giusto un posto in una tavola con cibo caldo e buono. Ok, stop! Mi immagino già gli occhi luccicanti dei poveri diavoli (in senso buono, si fa per scherzo!) che hanno letto fin qui. Cosa può succedere ora?

Riprendo la storia. Invece del lieto fine… un improvviso brutto scherzo del destino (che evidentemente non doveva amare il Natale oppure voleva pareggiare i conti con Pietro!): suonò alla porta Franco, uno dei primi ospiti, arrivato in anticipo perché voleva dare una mano a Pietro. Il quale Pietro risponde alla porta ma lascia il fuoco acceso sotto al pentolone del bollito. Entra Franco e porta con sé un cesto di frutta secca che chissà dove aveva “pigliato”. Per far posto al cesto, Pietro sposta con la sua consueta delicatezza elefantiaca il tagliere di salumi e formaggi. Oplà e il tagliere è bello che un ricordo! Intanto il bollito che cuoce è diventato morbido come la suola dello scarpone di Gianni il nostro postino di montagna. Suona ancora il campanello (simile più ad un campanaccio di Marchigiana) ed entra proprio Gianni con le sue suole montane che porta una vecchia scatola di sigari Toscano di tanti anni fa, che è la nostra raccolta di sigari di tutto l’anno. Nel frattempo arriva Mario portando altri amici affamati come giovani vitelli. Più bocche vuote, meno cibo per ogni bocca vuota. Aritmetica della vita. Che si fece allora?

Dalle nostre parti c’è un’antica usanza popolare: metti tutto quello che hai nello stesso piatto, ringrazia Dio e mangia. Così si fece. Giuro: è stata una delle cene di Natale più ricche di sentimento che posso ricordare. Il vero cibo eravamo noi, gente un po’ squinternata, a tratti rovinata, certamente segnata più male che bene dal passare della vita.

Una fumata colossale tutti insieme, dopo aver mangiucchiato quel che era sopravvissuto al piccolo ciclone delle disgrazie impreviste. Un po’ di fumo, quello buono, vale mille arrosti.

Buon Natale, a tutti!

 

 

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