I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Il Toscano è il sigaro degli uomini con il senso del giusto
e della verità. Lo è stato per Il Biondo impersonato da Clint Eastwood in “Il
buono, il brutto, il cattivo” di Sergio Leone; per il tenente Colombo, nella
riuscita interpretazione di Peter Falk. Personaggi di fantasia del grande e del
piccolo schermo. Altri se ne possono trovare tra le pagine di un libro. Uno dei casi
più recenti è quello del commissario di polizia Paolo Portanova, scaturito
dalla penna del giovane autore Alberto Minnella, di cui è in uscita, proprio in
questi giorni, la terza storia: Portanova
e il cadavere del prete
, per i tipi della Fratelli Frilli Editori. Un
personaggio nel quale Minnella mette una certa dose di se stesso, come la
passione per il jazz e per il sigaro Toscano, tra cui una appassionata
degustazione di Extravecchio, tutta da scoprire.

Nella conversazione che segue, Alberto ci racconta della sua
opera, dell’amore per Siracusa, in particolare per Ortigia, l’isola che
costituisce la parte più antica della città, del rapporto che lo lega al personaggio
del commissario Portanova, rivelandosi un ottimo compagno di puffate.

Le inchieste del commissario Portanova sono ambientate negli anni Sessanta. Perché
questa scelta e come immagini la Sicilia di allora?

«Ho iniziato a scrivere il primo romanzo
su una Olivetti Lettera 32, datata ’63-’64. Da qui l’illuminazione: la
curiosità di conoscere la Siracusa (e Ortigia) di quegli anni e di scoprire
quanta distanza c’è con la città che è oggi. È stato un vero e proprio viaggio
nel tempo. Ho poi cercato di creare un universo parallelo, ricostruendo la vita
del commissario Portanova in una Ortigia che fosse mia, un vero e proprio
labirinto malinconico in cui perdersi».

Già nel
titolo del penultimo romanzo, Una mala
jurnata per Portanova
, introduci in narrativa l’uso del dialetto siciliano.
Perché questa scelta?

«Il mio primo romanzo l’ho scritto usando
la terza persona. Forse per avere una distanza di sicurezza dalla materia
romanzo che mi scivolava di mano tutte le sante volte (capita ancora, devo
dire). Da Mala jurnata in poi ho
scelto di correre qualche rischio in più, lasciare che il lettore ascoltasse la
storia gialla direttamente dalla bocca del protagonista, cioè un poliziotto
siciliano degli anni sessanta. Immediata, dunque, la scelta del siciliano, che
non è dialetto, ma carta d’identità. Per ovvi motivi ho dovuto sporcare il
tutto con dell’italiano».

Nelle tue
storie il sigaro Toscano è una presenza ricorrente. Come nasce la passione per
questa eccellenza italiana?

«La mia passione per il Toscano è nata
poco più di sei anni fa, per caso e per gioco. Fino ad allora ero un semplice
fumatore di sigarette. Qualcosa, poi, deve essere scattata nella mia testa e
l’amore per lo stortignaccolo non mi ha più abbandonato e ho condiviso
quest’esperienza con mio padre, fedelissimo fumatore di Antico. Una cosa che ci
unisce e non poco.

Ho abbandonato le sigarette (non mi piaceva più il
gusto) e non ho fumato altro che sigari toscani. Negli anni ho scoperto che un
mezzo Toscano è, inoltre, un compagno fedele, silenzioso e anche un grande
amico: grazie al suo aroma pungente e al piacere di ritagliarmi del tempo per
fumarlo lentamente, mi costringe a un piacevole isolamento dalla rabbia e dalle
persone che in quel momento non ho assolutamente voglia di vedere. E di solito
sono moltissime».

Il
commissario Portanova sembra quasi che non riesca a concentrarsi senza un
Toscano. Che tipo di rapporto esiste tra te, il personaggio e questo sigaro? E
qual è il tuo preferito?

«Fra me e Portanova c’è un rapporto di
amore e odio e non è un personaggio che ho creato a mia immagine e somiglianza,
anche se in lui c’è più di qualcosa che mi appartiene. Ho, per esempio,
regalatogli il mio caratteraccio, esasperando pregi e difetti e prestatogli il vizio
del fumo. Ho scoperto, man mano che scrivevo, che fargli fumare ossessivamente
un sigaro era un buon modo per farlo cincischiare con qualcosa mentre la sua
mente elaborava e metteva insieme fatti e indiziati. Maigret ha la sua pipa e
il suo gris; Portanova ha il suo brontolare e il suo mezzo Extravecchio».

Quali sono
gli  abbinamenti che preferisci? Ce n’è
uno in particolare che dedicheresti ai lettori de Il Toscanofilo?

«Fumo spesso Extravecchio e Antico. Ho
trovato due abbinamenti che mi fanno letteralmente godere: Extravecchio e
American Pale Ale del Birrificio Alveria (una birra straordinaria prodotta a
Siracusa), e Antico e Talisker Storm. Provare per credere».

Il
commissario Portanova non si fa mai mancare un Biancosarti. C’è qualche bevanda
o cocktail “vintage” che ti piace in particolare?

«Adoro la birra amara e il whisky. Più
vintage di così?»

Di Siracusa
hai scritto: “è l’onestà travestita da brigante”. E’ un’immagine forte e
intrigante. Puoi raccontarci qualcosa di questa affascinante località della
Sicilia?

«Dietro la facciata c’è sempre
qualcos’altro. La natura nascosta delle cose difficile da disvelare. Siracusa,
e quando parlo di questa città non intendo, appunto, il gioiellino freddo per
turisti che si è abituati a vedere, è una città difficile e a volte
asfissiante, ma che sotto la gonna nasconde tanta dolcezza. Nello sguardo duro di
un ortigiano scorgo tutta la malinconia delle buone cose passate».

In città ci
sono fumoir dedicati o angoli particolarmente suggestivi per gustare il sigaro?
Qual è il tuo luogo del cuore?

«Quando mi trovo a Siracusa non posso
fare a meno di passeggiare fra vicoli e viuzze di Ortigia, scoprendone a volte
dei nuovi dove non ero mai stato, con un buon Toscano acceso fra le labbra. È
una di quelle cose che mi rimette al mondo».

All’aficionados
che viene in viaggio a Siracusa dove consigli di andare per fare scorta di
stortignaccoli?

«Consiglio di andare alla tabaccheria
Zuccaro
, in via Adda 11. Il posto ideale per chi vuole qualità e competenza».

Ora, Amici, non rimane che tuffarsi nelle pagine del nuovo romanzo.
Una lettura carica di suspense. Perché proprio quando il caso sembra risolto,
ecco che se si apre un altro filone d’inchiesta, che farà dire a Portanova “La mia
giornata finì esattamente com’era iniziata: male”, aggiungendo malinconia a un
tormentato autunno.

Grazie Alberto, per la disponibilità e la piacevole
chiacchierata che hai regalato ai lettori de Il Toscanofilo.

Portanova
e il cadavere del prete
è disponibile
in libreria e su Amazon.

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