I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

“Un paesaggio roccioso, austero, simile ai più forti di Calabria, asilo di pescatori e di contadini viventi a frusto su un lembo di spiaggia che va sempre più assottigliandosi, nuda e solenne cornice di una vita tra le più primitive d’Italia”.

Così il premio Nobel Eugenio Montale descriveva la costa delle Cinque Terre, la più ripida e selvaggia della Liguria. Qui, accanto a una natura magnifica si possono ritrovare le tracce di secoli di duro lavoro dell’uomo. Qui parte il mio viaggio. Lo racconto a morsi, per catturare il sapore di questa terra così aspra con fumate generose del mio Toscanello – semplice, classico, senza aromi. Perché i colori e i sapori sono tutti qui. Non c’è taccuino al mondo che possa conservare con precisione le mie emozioni. Non c’è soprattutto narratore al mondo capace di raccontare il mio viaggio.

Arrivo alla stazione centrale della Spezia provenendo da Milano. Poi prendo il treno locale (stipato da turisti di mezzo mondo dove comunque prevale l’accento anglosassone), il mezzo senz’altro più comodo per visitare le Cinque Terre. Prima fermata: Levanto, dove, nei pressi della stazione, si trova l’area di sosta con servizi, ottima base per visitare il paese. Mi sembra di sbarcare in un Disneyland delle meraviglia naturali. Una Lilliput in formato XXL. Da vedere: Piazza Cavour, con la Chiesa di San Rocco, in Piazza del Popolo, si trova la Loggia del Comune, anche da qui si può utilizzare il treno per la vista alle Cinque Terre.

Ecco, qui metto insieme appunti in ordine sparso Allora, pronti via!

 

L’anello di Monterosso

Certo non è facile godersi un Toscanello quando ti trovi davanti a scoscese camminate, sali e scendi, stradine strette e tortuose come un labirinto mentale. Poi alla mia età il fiatone cresce e mi ricorda quanto vale la lentezza, la tranquillità. Pochi passi, una fumata. Allora, dicevo, tra Monterosso al Mare e Levanto, il promontorio di Punta Mesco offre uno degli ambienti più spettacolari della Liguria di levante. La Liguria è una strisciolina di terra tanto piccola quanto selvatica ma affascinante da esplorare. Il sentiero che lo raggiunge da Monterosso e prosegue su un panoramico crinale verso il Montenegro e la Colla di Gritta permette di passare dal paesaggio costiero delle Cinque Terre a quello boscoso dell’interno. Basta poco tempo. Ma che trasformazione del paesaggio! Prima di ridiscendere alla costa si tocca il Santuario della Madonna di Soviore, antico luogo di culto affacciato su uno splendido panorama. Qui religione celeste e fatica umana si incontrano e convivono, l’una rinforzando l’altra.

Monterosso Vernazza Corniglia

Il magnifico “Sentiero Azzurro”, che collega Monterosso con Riomaggiore (un’altra delle perle delle Cinque Terre) è il sentiero costiero più frequentato della Liguria e secondo me anche d’Italia. Oltre a bellissimi panorami sulla costa, sui paesi e sul mare, offre l’incontro con i muri a secco, le vigne, le monorotaie e le altre tracce dell’antica civiltà agricola delle Cinque Terre. Anche se celebre e frequentato, soprattutto nella prima parte, il Sentiero Azzurro include ripidi strappi e tratti che possono essere scivolosi. Delle calzature adatte sono indispensabili!

 

Corniglia – Manarola – Riomaggiore

A metà fumata arrivo a sud di Corniglia e della sua celebre spiaggia di ciottoli (lo Spiaggione), dove mi aspetta il sentiero costiero delle Cinque Terre che prosegue senza dislivelli fino al borgo marinaro di Manarola. La galleria che conduce alla stazione ferroviaria permette di proseguire lungo la famosa Via dell’Amore, che taglia a mezza costa la scogliera fino a Riomaggiore. I dislivelli meno marcati e il terreno più comodo rispetto al tratto precedente fanno sì che questa parte della traversata sia accessibile anche a escursionisti meno allenati. La Via dell’Amore, invece, è alla portata anche dei visitatori più pigri come me.

A pranzo

Che si mangia di buono nelle Cinque Terre? Il piatto che più mi ha attirato è stato la “mesciua”. E’ un piatto tipico che fa parte della categoria “cucina povera”. E’ una zuppa di legumi e cereali, condita con olio extravergine d’oliva e pepe in grani. Altri piatti tipici della zona sono le torte di verdura, gli Sgabei, piatto tipico della Lunigiana, si tratta di pasta lievitata, tagliata a strisce e fritta, sono, infine, farciti di salumi. I testaroli, anche questi tipici della Lunigiana, vengono serviti conditi col pesto. Non mancano numerosi e gustosi piatti di pesce, arricchiti dai frutti di mare provenienti dalla mitilicoltura locale. Tra i vini ci sono i doc Cinque Terre, Cinque Terre Sciacchetrà, Colli di Luni Bianco e Rosso, Colline di Levanto Bianco e Rosso, Colli di Luni Vermentino.

(La “mesciua” – fonte: Mentelocale.it)

 

Il mio luogo preferito

Monterosso al mare è per me il borgo più grande delle Cinque Terre ed anche quello documentato per primo (1056). Dunque, ho sempre avuto il vizio della ricerca storica – che non si accompagna ad un’altrettanto longeva memoria. Le prime notizie storiche su Monterosso risalgono al 1201, quando i signori di Lagneto, proprietari del castello di cui oggi rimangono alcune rovine, stipularono una convezione con Genova che nel 1214 fondò la comunità di Monterosso ed iniziò a fortificare il borgo per proteggerlo dalle violente incursioni saracene. Fu così costruito il più imponente sistema difensivo delle Cinque Terre.

Composto da due insediamenti, il borgo vecchio e Fegina, la parte più recente e turistica, Monterosso al Mare vanta importanti monumenti. Nel borgo vecchio fra vicoli stretti ed intricati sorge la chiesa di San Giovanni Battista, edificata a partire dal 1220. L’edificio in stile gotico-genovese, con una bella facciata a paramento bicromo, mostra tra la porta e l’abside la torre campanaria, innalzata a scopo difensivo e poi sopraelevata nel 1400. Di fronte alla chiesa sorgeva il medievale Palazzo del Podestà, di cui restano alcune tracce. Di grande importanza, sul colle dei Cappuccini, il castello dei Fieschi e il monastero la cui chiesa intitolata a San Francesco, contiene opere d’arte d’inestimabile valore, tra cui tele attribuite a Van Dick, Cambiaso, Statua del Gigante Piola e Guido Reni.

Sul promontorio che separa Fegina dal paese vecchio puoi visitare l’articolato sistema difensivo con le mura della cittadella, i resti dell’antico castello con le sue due torri, e sulla scogliera ai piedi dell’altura rocciosa la maestosa Torre Aurora. A Fegina si segnalano il Gigante, imponente statua in cemento armato costruita agli inizi del Novecento che, in origine, sorreggeva sulle spalle una terrazza a forma di conchiglia. Infine, in stile liberty spicca Villa Montale, dove soggiornò il premio Nobel per la Letteratura.

Ecco, mi pare una chiusura perfetta: con Montale inizia e finisce questo mio viaggio in Italia di un Toscanello. La fumata è finita, la cenere è volata via ma il sapore dei ricordi di questo viaggio restano nel palato dei miei ricordi. Presto, molto presto, vi racconterò nuovi viaggi.

 

 

 

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