Un vino senza confini, realizzato con uve provenienti da vigneti di diversi Paesi. È la filosofia di Oenope, il primo vino europeo, lanciato sposando il motto «uniti nella diversità». Esperimento audace, che si è affacciato sul mercato da pochi mesi con due prodotti: un vino rosso (blend di uve provenienti da Italia, Francia e Spagna – Cabernet Sauvignon della Rioja 60%, Gamay del Beaujolais 20%, Barbera del Monferrato 20%) e un vino bianco (blend di uve provenienti da Italia e Francia – Chardonnay di Borgogna 34%, Chardonnay dell’Oltrepò Pavese 33%, Riesling lombardo 33%). Miscele messe a punto da un enologo, parte integrante del Gruppo (che conta tre soci fondatori), dopo una lunga selezione di vitigni e modalità di vinificazione, per una «cuvée» che «esprime fedelmente le caratteristiche intrinseche di ogni vigneto coinvolto». «Volevamo creare qualcosa che non esisteva – racconta Jerome Felici, 50 anni, Italo-Francese che vive a Roma da più di 20 anni, uno dei fondatori del progetto – e la sfida era dimostrare che si può fare un buon vino europeo, senza pretendere di intaccare il valore di nessun singolo vino o delle sue specificità e senza danneggiare la nicchia di nessuno. L’idea è dare un’alternativa. è un modo per esplorare nuove strade».
La filosofia di Oenope, il primo vino europeo
Con una filosofia, «che si basa su tre pilastri». «Siamo partiti da alcune considerazioni: la prima sono i cambiamenti climatici, e cosa può succedere, e in parte già succede, nelle regioni produttive. Come cambierà il vino e le sue caratteristiche nei prossimi anni? La seconda sono le difficoltà che molti vignaioli si trovano ad affrontare nel mercato globale, con l’arrivo di grandi produttori da Australia, Cina e Sud America, ad esempio. Infine, il cambiamento nel consumo», spiega Felici. Partendo da qui ecco la sfida. «Innanzitutto abbiamo cambiato punto di vista. L’Europa in fondo è un mega terroir del vino, il migliore al mondo, ricchissimo e vario. Ma si può valorizzare ancora? Questa era la nostra domanda», dice. E poi c’è stata la pandemia, che ha peggiorato la condizione di tutto il settore, meno vendite e più stock. Così, come è stato possibile riprendere a viaggiare, è iniziata la selezione sul territorio (europeo) dei vitigni, grazie anche alla consulenza di ricercatori ed enologi. Un lavoro lungo che si è concretizzato con la prima produzione lanciata quest’estate sul mercato.
(fonte: https://www.corriere.it/cook/news/21_novembre_09/oenope-primo-vino-europeo-a1539b8a-3a67-11ec-850c-0c14b1133c9c.shtml)