I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

C’è sempre un manzoniano “Carneade” che sbuca fuori ad ogni angolo. Qui parliamo dell’hipster. Una figura ibrida, un po’ mitologica, sicuramente molto chiacchierata, discussa, criticata. E’ come l’effige postmoderna del giovane d’oggi. Vediamo di conoscerlo, questo “hipster.”

Hipster: etimologia e significato

Anche se si conosce in quali anni questa parola iniziò a diffondersi, l’etimologia del termine è incerta: i jazzisti, infatti, utilizzavano il termine “hep” per indicare gli appassionati di jazz; ma potrebbe essere ricondotto anche al termine “hipi”, che era il modo gergale in cui gli afroamericani dicevano “apri gli occhi” (open eyes), oppure da hop, termine utilizzato per indicare l’oppio. In ogni caso, oggi la parola hipster ha assunto un significato ben diverso da quello del passato ed indica, secondo la definizione dell’Accademia della Crusca un giovane tendenzialmente disinteressato alla politica e con velleità fortemente anticonformiste, che si riconosce per atteggiamenti stravaganti e abbigliamento eccentrico e variopinto.

La parola è formata da “hip” – che vuol dire aggiornato, all’ultima moda – e il suffisso -ster, che in inglese indica chi fa qualcosa, un soggetto agente.

 

Cosa passa per la testa all’hipster?

L’hipster è «consapevole di e interessato a pattern nuovi e non convenzionali (ad esempio nel jazz o nella moda)», così il Merriam-Webster’s Collegiate Dictionary.
L’hipster indossa magliette stencilate, cappelli di paglia a tesa corta, felpe larghe, cardigan, All Star alte, Vans nere sfondate. Ma lo si riconosce soprattutto da quel che fa al suo viso: baffi semplici o arricciati, più folti che alla siciliana, occhiali enormi dalle montature antiche, dal primo Novecento agli anni Ottanta; tagli di capelli asimmetrici; barba da pioniere ottocentesco americano.

Si dice che le donne nella storia siano sempre state hipster e che la hipster donna è meno connotata del maschio perché le donne si sono sempre interessate più degli uomini all’aspetto fisico e alla propria collocazione sociale e alle mode. Connotando il proprio aspetto, riempiendosi la faccia di significanti, l’uomo hipster è pari in vanità alla donna o la supera, creando così la scena hipster.
Per lei, jeans stretti a vita alta, leggings, bigiotteria, look da segretaria sadomaso, pantaloncini corti come mutande (anche per lui). Tranne che nel caso dell’omone barbuto – in estate con t-shirt con maniche strappate – il look è androgino. L’uomo è esperto di sneakers ma ha un calzolaio di fiducia per le calzature stringate vecchio stile.

 

Hipster: chi sono oggi?

Il senso di questa parola, come abbiamo detto, è cambiato molto nel corso degli anni ed è arrivato ad indicare una subcultura di persone giovani borghesi, che si interessano alla cultura alternativa, di nicchia. Tendenzialmente gli appartenenti alla cultura hipster conoscono e sanno usare la tecnologia, ma preferiscono conducono uno stile vintage, che dimostrano anche nel loro modo di vestire. Gli hipster, infatti, si circondano di gadget vintage, indossano jeans skinny, t-shirt molto basic, scarpe come sneakers o espadrillas, ma anche camicie a quadri. Tra gli uomini, poi, uno degli elementi di riconoscimento è una folta barba o baffi dalla forma molto particolare, anch’essi retrò.

 

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