Com’è fatto un sigaro Toscano?
Ha una forma biconica con le estremità di diametro inferiore della pancia; la superficie è irregolare, da qui il vezzeggiativo “stortignaccolo”, con presenza evidente delle nervature delle foglie che costituiscono la fascia esterna. Il colore varia dal marrone chiaro dei sigari Garibaldi ed Extravecchi, al marrone rossiccio dei sigari Selected e Toscano, al marrone scuro delle varianti Antico Toscano e Toscano Originale.
Il tabacco utilizzato è del tipo Kentucky coltivato in Italia, principalmente in Toscana, Campania, Lazio, Umbria e Veneto, con una preferenza per le coltivazioni del beneventano per i sigari dal sapore più dolce come i Garibaldi, il Soldati e l’Ammezzato Garibaldi.
Il sigaro toscano è formato da una fascia esterna che racchiude il ripieno o battuto. Le foglie di tabacco raccolte vengono stivate in appositi locali per la stagionatura che avviene grazie a continue variazioni di temperatura e umidità.
Una volta completato questo delicato passaggio le foglie, che avranno assunto il caratteristico colore marrone, verranno selezionate e suddivise tra foglie di fascia e di ripieno, e avviate verso la produzione vera e propria. Le modalità di lavorazione applicate sono principalmente due a seconda che si voglia ottenere un prodotto di elevato pregio a tiratura limitata o sigari di grande tiratura pur sempre di ottima qualità.
Nel primo caso spetterà alle esperte mani delle sigaraie assemblare il pregiato sigaro, nel secondo si procederà con macchine automatiche o semi automatiche. Tutti i sigari ottenuti vengono fatti asciugare e poi, dopo la selezione che porterà allo scarto dei pezzi difettosi e il susseguente confezionamento, vengono lasciati stagionare in locali ben umidificati e ventilati, per un periodo variabile a seconda del tipo di sigaro.