La storia del sigaro toscano è molto curiosa e dimostra come spesso la casualità giochi un ruolo importante nelle piccole e grandi scoperte. A Firenze, agli inizi del XIX secolo, un improvviso acquazzone estivo si abbatté sulla città colpendo una partita di foglie di tabacco Kentucky esposte ad asciugare al sole. Le foglie, impregnate d’acqua, furono considerate inutilizzabile e lasciate al loro posto, ma complice il caldo estivo, il tabacco subì una fermentazione e fu utilizzato, in un estremo tentativo di recupero, per fabbricare dei sigari da vendere a basso costo. Il successo fu immediato e in quel lontano 1815 nacque il sigaro toscano.
Fu una pioggia estiva del 1815 che, secondo la leggenda, rovinò quella partita di tabacco Kentucky lasciata a riposare nell’ex convento di Santa Caterina, a Firenze. Il fatto avrebbe potuto trasformarsi in un dramma e così, per non attirarsi le ire del granduca di Toscana Ferdinando III, il direttore delle Manifatture Tabacchi decise di recuperare quelle foglie rifermentate per farne sigari piccoli e bitorzoluti da vendere a basso costo.
Nessuno seppe mai se il merito fu dell’affumicatura con legno di rovere – lo stesso usato per affinare il vinsanto della Valdichiana – o del suo gusto ruvido e forte – frutto della seconda fermentazione – ma quel sigaro conseguì subito un grande successo nei quartieri popolari di Oltrarno. Tanto che nel 1818 lo “stortignaccolo”, come usavano chiamarlo affettuosamente i fiorentini di una volta, era già in vendita e molto apprezzato.
“Fumare il Toscano è una goduria greve e forte, del tutto priva di frivole moine”, ha affermato in tempi più recenti il giornalista Gianni Brera. Sergio Leone arrivò persino a scritturarlo nella celebre Trilogia del dollaro. Testimoni narrano che quando Clint Eastwood lo implorò di eliminare il sigaro dalla sceneggiatura dei suoi film, Leone rispose: “Perché vuoi lasciare a casa il protagonista?”.
Mario Soldati, uno dei tanti illustri fumatori di Toscano e al quale è dedicato uno dei Toscani “d’autore”, nutriva nei suoi confronti una vera e propria venerazione, un rapporto talmente intimo da coinvolgere tutti i sensi:
“Ci piace all’odore e al gusto, entrandone in contatto anche prima di accenderlo. Il Toscano ci offre sempre, con la sua intima violenza, la migliore difesa contro gli eccessi del fumo”.