I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Giusto qualche nota sul vino (non si sa mai…)

Il vino è un prodotto che deriva dall’uva, quest’ultima data dalla coltivazione della vite, una pianta rampicante.
Fin dai tempi più antichi è sempre stato considerato una bevanda divina, di piacere, che aveva come obbiettivo quello di creare un’ambiente conviviale e amichevole. Oggigiorno, dove si pone notevole attenzione al mondo dell’enogastronomia, questo concetto è ancora più marcato e, tra i vari tipi di abbinamenti che si sono creati nel tempo tra cibo e vino, non si può non considerare quello tra vino e sigaro.
L’abbinamento sigaro-vino è uno dei più difficili da realizzare, tuttavia è da abbattere totalmente il dogma dell’impossibilità di questo tipo di abbinamento poiché, se scelti con criterio, entrambi i prodotti possono dare vita ad un’esperienza impagabile e gratificante.
In questo articolo ci si concentrerà principalmente su due tipologie di vino: quello bianco e quello rosso, esclusivamente fermi.

Gli abbinamenti con il vino non si limitano solo alla gastronomia, ma si estendono anche nel mondo del fumo lento, in particolar modo con i sigari.

 

Abbinamento sigaro e vino bianco
I vini bianchi possono essere abbinati a sigari di leggero e medio corpo, optando anche qui per vini giovani, freschi e di pronta beva.

Ad esempio: vini bianchi strutturati, come ad esempio il Timorasso o la Ribolla in anfora.

Il Timorasso è spesso descritto come un vino di nicchia. Definizione certamente corretta che merita, però, un approfondimento. Non si tratta, infatti, di un vino destinato a un ristretto pubblico di intenditori e specialisti ma di un grande vitigno a bacca bianca che trova grandi consensi tra i consumatori e i critici. Nondimeno, è considerato “di nicchia” perché il territorio vocato per la sua coltivazione è assai limitato. Si tratta delle colline dell’alessandrino, più precisamente del territorio di Tortona. Compagno della tavola dei contadini e della nobiltà locale, era molto diffuso e apprezzato anche nell’Oltrepò Pavese, in Liguria e in Lombardia.

Si ritiene che le sue origini siano antichissime eppure i primi riscontri storici risalgono al 1300, epoca in cui l’agronomo Pietro de’ Crescenzi lo citò in uno dei suoi scritti. Il suo pregio conquistò anche Leonardo da Vinci che volle donare del vino “Timuràs” a Isabella d’Aragona in occasione delle sue nozze. Nei secoli successivi, la coltivazione del Timorasso si intensificò, sino a divenire un pilastro dell’economia locale.

La devastante comparsa della filossera, alla fine dell’800, e i tristi eventi bellici del ‘900, che causarono il successivo spopolamento delle campagne, minacciarono seriamente la viticoltura locale e persino la sopravvivenza del Timorasso. Come altri vitigni regionali, anche il Timorasso deve la sua rinascita alla lungimiranza di enologi e viticoltori illuminati, capaci di comprenderne il valore, decisi a non lasciar morire le antiche tradizioni enologiche di un terroir tanto prezioso. Oggi questo vitigno entra nel disciplinare della DOC Colli Tortonesi e nella sottozona Terre di Libarna.  Tra i sinonimi, citiamo Morasso, Timuassa, Timoraccio.

La Ribolla Gialla è il vino cardine del Friuli Venezia Giulia, è il vino che è sempre stato prodotto nelle campagne. Una volta era il vino torbido e abboccato che si ossidava e diventava di un colore quasi ramato ed era già tanto se le damigiane arrivavano all’anno dopo.

Oggi invece è un vino straordinario, di una purezza e di un’eleganza infinita.

Prima di tutto la Ribolla Gialla è un vino che riconoscerete per i suoi profumi fini, minerali e il frutto affilato. È un vino con tracce balsamiche, con nette suggestioni di erbe aromatiche. Glicine, tiglio e agrumi sono i tratti distintivi per riconoscerla. In bocca è minerale, polposa, croccante, mai troppo rotonda o alcolica. Diciamo che riesce nel difficile intento di avere un equilibrio perfetto.

La Ribolla è un vitigno che ama le cime delle colline, ben drenate, ventose e suoli minerali. La sua maturazione è lenta, si vendemmia a fine settembre e questo permette di sviluppare profumi e aromaticità elegante. L’escursione termica aiuta come sempre la finezza del tratto.

I profumi che emergono sono più resinosi, più densi, i tratti sono balsamici, speziati, aromatici, ma volendo anche più difficili da digerire. Il vino è più corposo, sfaccettato, ma anche tannico.

Non facciamo paragoni e non diciamo che una versione è più buona dell’altra: sono interpretazioni, vini completamente diversi, anzi all’opposto della gamma aromatica, che meritano entrambi una assaggio e tanto amore.

Se vogliamo schematizzare per rendere più chiara la divisione potremmo dire che la Ribolla Gialla con macerazione breve è più leggiadra e solare, quella macerata è più densa, verista, con toni più scuri.

Se bevete la Ribolla Gialla di Gravner per dirne una a caso, i profumi sono quelli dell’autunno, ci sono castagne, mandorle tostate, prugne, foglie, cacao e sidro. Il colore è ambrato scuro e in bocca è spessa e consistente, ma splendida e vellutata.

All’opposto, se prendiamo in esame la Ribolla Gialla della cantina Colmello di Grotta è gialla dorata, agrumata, piena di profumi di fiori, timo, bergamotto e ricordi minerali. In bocca è snella, salata, floreale.

Non è tanto lo spessore o l’alcol che cambiano, è la percezione dei colori.

Pensate che alcune cantine friulane hanno iniziato a spumantizzare la Ribolla Gialle per farne vini da aperitivo, frizzanti e anche spumanti metodo classico, ma è comprensibile, si presta: è acida, sapida e profumata. E poi con la mania del Prosecco ormai il vino frizzante ha sconvolto il mondo…

 

Quali sigari meglio si abbinano ad un vino bianco come questi? Ci stiamo “lavorando” – non finisce qui…

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