I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Come si fa a raccontare un viaggio a Palermo, città di mercati, profumi e cultura? Io ci provo. Ma è dura. Perché quel miscuglio aspro a azzardato di profumi mediterranei, europei, arabi – è come voler afferrare con la mano un’essenza semplicemente unica. Impossibile. Però in quel veloce gesto della mano ardita che coglie quel profumo, c’è tutta la corposità di quel profumo.

Profumo, quindi fumo. Di cosa? Del nostro caro Toscanello. Forse sarò io inebriato dai profumi palermitani. Ma ogni volta che noi Toscanofili ci spostiamo in uno dei nostri vagabondaggi (chiamateli pure “vagabon-viaggi) per l’Italia, ecco che l’inseparabile compagno di viaggio e di vita (ma quanti incroci e quanti scontri tra viaggi e vita!) è come se si adattasse anche un po’ lui alla destinazione di viaggio. Ecco allora come il mio Toscanello si sia come “immedesimato” nel clima anzi nel “giardino” palermitano e sprigioni ancora più intensità e corposità. Appunto, il Toscanello è accesso. Ora è tempo di viaggiare per l’anima antica di Palermo.

 

Anzi, tanto antica no: per la cronaca, la città è stata intitolata Capitale italiana della cultura 2018. E’ un titolo stra-arci-mega-meritato, viste le sue bellezze monumentali, le tradizioni antiche e le gemme naturali. Per me è stata la prima volta: quindi ho scelto come primo luogo da scoprire la maestosa Cattedrale dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo e decorata in stile normanno. Un edificio, anch’esso Patrimonio Unesco, che va visto almeno una volta nella vita. Dato che amo guidare, ho voluto noleggiare un’auto ed esplorare i suoi meravigliosi e “selvatici” dintorni, partendo dal Duomo di Monreale, attraversando Bagheria e tirando fino a Cefalù, una perla balneare dal fascino medievale. Allora capisci davvero che Palermo e la Sicilia non sono soltanto un luogo: è come una dama in cui ogni mossa, ogni singolo luogo ne mette in gioco altri, senza limiti di spazio, storia e soprattutto fantasia.

Passeggiando fra i quartieri di Palermo, dalla Vucciria al Capo, incontro la poesia del mare, gli influssi arabi, i mercati storici e un’esplosione di colori, sapori e profumi mediterranei che solo qui in Sicilia si possono trovare…

E’ un attimo lasciarmi catturare dalla storia millenaria di questa antica capitale della Sicilia, per il centro storico e le sue bellezze da vivere che uniscono, in un’unica ricetta, chiese, street-food, capolavori d’arte nascosti e quel continuo odore di mare…

A Palermo trovo la bellezza della città, una varietà di popoli che vi hanno abitato (fenici, greci, romani, arabi, normanni, spagnoli…) e che hanno lasciato traccia del loro passaggio nella Palermo antica e nel centro storico, nelle chiese e nei vicoli, nella lingua siciliana e nella cucina siciliana. E’ lì che voglio arrivare: nel cuore antico di Palermo per poi continuare a scoprire.

Al centro del centro di Palermo, mi pare dove si incontrano via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, si apre l’ottagonale piazza Villena, meglio nota come i Quattro Canti. Le quattro facciate decorate che la chiudono, costruite in epoca barocca, contengono dediche a quattro sovrani (Carlo V, Filippo II, III e IV), alle quattro sante protettrici (Cristina, Ninfa, Oliva e Agata) e alle quattro stagioni.

 

Da lì non so come, non so perché, mi sono ritrovato a scoprire qualcosa di assolutamente unico: la chiesa di Santa Maria dello Spasimo, nell’antico quartiere di Kalsa, una delle parti più antiche della città. E’ una chiesa mi pare mai consacrata. Già mi ronza nelle orecchie la domanda: ma cos’ha di speciale questa chiesa in una città di chiese? Semplice: non c’è il tetto.

 

Secondo quello che ho trovato online,  attorno al 1506 il giureconsulto palermitano Giacomo Basilicò, promuove la costruzione dell’aggregato monumentale rispettando e ponendo in essere le volontà testamentarie della defunta consorte Eulalia Rosolmini, figura particolarmente devota al dolore (Spasimo) della “Madonna che soffre dinanzi al Cristo che cade sotto il peso della croce sulla via del Calvario”, pertanto il mecenate donò del terreno ai religiosi benedettini della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto per edificare una chiesa e un monastero, opere da lui patrocinate e finanziate.

Crollato alla metà del Settecento, il tetto non fu mai ricostruito. Ristrutturata alla fine del secolo scorso, la chiesa è – se possibile – ancora più affascinante in questa versione, e ospita concerti ed eventi (open air, naturalmente). E pensare che fino agli anni Ottanta del secolo scorso tutta quest’area era in totale abbandono e decadenza.

Potrei definirlo un trofeo del trasformismo nei secoli. Fu sede di un teatro, lazzaretto, magazzino del grano, ospedale dei sifilitici. Lo spazio si adatta in silenzio persino alla malversazioni umane. Meno male che il finale è felice. Infatti oggi è un teatro a cielo aperto.

Qui non si venera un particolare Dio. Si venera il cielo stellato la notte e buona musica. Così posso concludere il mio viaggio a Palermo sognando una notte stellata, accompagnato da una nuvola di profumi che solo la Sicilia mi sa dare – e solo un semplice, insostituibile Toscanello può garantire.

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