Se non siete cultori di narrativa d’avventura, patrioti d’antan o melomani incalliti – tra i quali peraltro si annidano molti estimatori del sigaro Toscano -, vi starete chiedendo cosa c’entra Emilio Salgari con Giuseppe Garibaldi.
Ebbene, per scoprirlo bisogna risalire al XIX secolo, ad una sera di fine estate, precisamente il 30 agosto 1981, quando Salgari, in veste di cronista, partecipò ad un concerto della Società Filodrammatica Alfieri di Verona dove si esibiva Ida, sua futura moglie.
Ad un certo punto, la fanfara Speranza suonò l’inno di Garibaldi All’armi! All’armi!, composto nel 1858 dal poeta Luigi Mercantini e musicato da Alessio Olivieri, capo musica del 2° reggimento della Brigata Savoia.
Nonostante che sul finire dell’Ottocento, e per gran parte del Novecento, l’inno fosse suonato un po’ dappertutto, un delegato di Pubblica Sicurezza ritenne ciò assai sconveniente e convocò il presidente della Società Speranza per un richiamo.
Il fatto sorprese a tal punto Salgari che su L’Arena gli dedicò un articolo dal titolo L’Inno di Garibaldi proibito a Verona.
L’articolo dette vita ad una accesa querelle tra giornali antagonisti, L’Arena e L’Adige, nella quale alcuni studiosi salgariani sembrano aver trovato di recente traccia, in particolare in una lettera, di quel sentimento garibaldino che in molti hanno attribuito al noto scrittore.
Chissà se nel 1982 Mario Soldati, in visita alla manifattura di Cava de’ Tirreni, dove ebbe l’intuizione di dedicare un sigaro a Garibaldi di cui ricorreva allora il centenario della morte, non pensasse anche ai tigrotti in camicia rossa!
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