Passeggiare lungo le rive del Bosforo, nella Kalesi (cittadella) di Ankara, o immergersi
nel riverbero dei raggi solari nel golfo di Smirne, che attraversiamo su un
vecchio ma agile battello che fende, come un rasoio, l’acqua vitrea increspata
da quello che sembra in tutto e per tutto un meltemi fuori stagione. Brevi ma intensi ricordi di un viaggio in
Turchia.
Non voglio annoiarvi con i “corsi e ricorsi” che mi
hanno portato a tornare in questo angolo d’Europa. Mi soffermerò quindi su
alcuni dettagli che ci interessano molto, dettagli di costume e ovviamente… fumosi!
Mi ha colpito infatti la penetrazione della moda,
dell’estetica, del gusto italiani in alcune nicchie del triangolo metropolitano
che abbiamo fugacemente toccato. In particolare, nelle province più dinamiche
del paese non è raro imbattersi in boutique, botteghe e tabaccherie di alto
livello. E non mancano certo i sigari. Che tuttavia, a quanto mi dicono, non
fanno parte propriamente della tradizione del fumo in Turchia.
A Sud del Bosforo, quindi, davvero si fuma “come
turchi”? L’espressione risale al sedicesimo secolo quando – morto un Pascià
proibizionista – venne dato fuoco ai tabacchi di tutto il Paese in segno di
festa. La Turchia è un paese demograficamente giovane e le mode occidentali
prendono piede, nonostante l’aria da regime. Dalla sigaretta, che ormai fa
tanto anni Novanta, i nuovi standard della moda hipster e un gusto estetico un
po’ retro non fanno fatica a diffondersi fra trentenni e quarantenni.
Soprattutto nel weekend, quando sigari e sigarelli – li chiamano “puro” – scandiscono lente passeggiate in
scenari mediorientali.
Abbiamo provato a fumare qualcosa di locale, ma ci
sono sembrati tutti prodotti piuttosto leggeri. Mi ha inorgoglito invece l’aver
trovato i Toscanelli delle nostrane Manifatture, che si stanno diffondendo,
sembrerebbe, a macchia d’olio. Proprio come quell’artigianato della moda
italiana che, in quanto a valori, tradizione ed estetica tanto hanno in comune
con i sigari Toscano. Chissà quando ricapiteremo da queste parti, ma non mi
stupirei se – oltre ai Toscanelli – anche altri sigari più “importanti”
trovassero in Turchia lo spazio che meritano.
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