I contenuti del blog Il Toscanofilo sono rivolti a fumatori di sigari maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del Toscano. Non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda infatti che, in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Che il sigaro toscano fosse trait
d’union fra stili, mode, generazioni ed epoche storiche distanti lo dicevamo
già un anno fa, quando l’89° edizione di Pitti Uomo ci offriva numerosi spunti
per notare la crescente attenzione delle nuove generazioni per il manufatto di
Kentucky che inorgoglisce la Toscana. Un anno dopo, vogliamo tornare a parlare
di sigari toscani e nuove tendenze, ma da una prospettiva differente: quella
dei “maker”,
a cui il sito di Pitti dedica
ampio spazio
.

C’è chi storce il naso di fronte
alla pretesa di classificare i nuovi artigiani con “tag” che forzosamente modernizzano professioni e ruoli sociali
strappandoli al loro passato, alla loro storia, a una tradizione che non ci si
dovrebbe vergognare a chiamare “artigianale”. Molti maker infatti si
considerano artigiani a tutto tondo, anche se innovatori. Quello che cambia è,
spesso, il modello di produzione, la revisione profonda dei processi, il crescente utilizzo di strumenti informatici in un connubio
perfetto fra dimensione digitale e maestria manuale. In questi anni di crisi,
ce lo siamo detti fin troppe volte, l’artigianato che ha contribuito a saldare
il tessuto sociale italiano negli anni del boom economico ha subìto una
profonda crisi. Ma anche una profonda trasformazione, e i maker sono figli dei
tempi moderni.

La cosiddetta “manifattura 4.0”,
ovvero l’artigianato potenziato dalle nuove tecnologie, dai big data, dalle
moderne tecniche di stampa 3D, dalla robotica e da una sinergia sempre più
stretta fra uomo e macchina, altro non è che l’evoluzione che ha accompagnato,
inesorabilmente, il mondo artigianale. Ci sarebbe molto da dire anche
sull’atteggiamento che il sistema-paese (politica compresa) ha nei confronti
delle cosiddette “startup”, che nel mondo dell’artigianato altro non sono che
le tradizionali botteghe. Ma non è questo il posto giusto per parlarne e,
soprattutto, cosa c’entra con i sigari toscani?

C’entra perchè moltissimi “maker”
sono abituali (benchè misurati e attenti) consumatori di stortignaccoli.
C’entra perchè le nuove mode guardano al passato per sperimentare il futuro e
attingono a piene mani da quei modelli estetici che, negli anni ’80 e ’90,
nessuno si sarebbe mai sognato di emulare. Modelli ai quali il bouquet
cromatico e visivo del sigaro toscano si rifà, portando fieramente alla luce
una tradizione culturale e, perché no, artistica, che riesce ad essere al
contempo innovativa e radicata nella tradizione. Il rifiuto di uno slancio
modernizzatore troppo spesso forzoso, sfrontato e spericolato riconduce alle
radici storiche e sociali. E’ così che la manifattura riacquista la propria
dignità, non più in second’ordine rispetto al mito del colletto bianco. E’ così
che lo startupper, animatore della quarta rivoluzione industriale, si sente
“maker” nella sfida quotiana dell’innovazione, ma inesorabilmente artigiano
quando estrae un manufatto di Kentucky.

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